Continua il nostro appuntamento con “Internet Kaffee!!!”, dedicato alle chiacchierate con i professionisti della comunicazione. Questa volta non ci spostiamo molto e ospitiamo Mariantonietta Chiara Sciannamè, content editor da Vieste.
Ho avuto il piacere di collaborare con Chiara per alcuni progetti, tra cui quello de “La Mezza dei Trabucchi” .
Chiara mi ha colpito molto per la sua concretezza e precisione: attentissima alla forma, bada però sopratutto alla sostanza, superando alla grande il dilemma del comunicatore, sempre indeciso tra contenuti belli e contenuti efficaci, il fumo o l’arrosto.
Ecco l’intervista:
Quando hai iniziato a fare questo lavoro e perchè?
Durante e dopo l’università ho avuto la possibilità di fare diverse esperienze professionali , perché volevo conoscere e mettermi alla prova in diversi ambiti della comunicazione: il giornalismo, la comunicazione integrata, l’organizzazione eventi e la comunicazione interna.
Negli anni ho sempre seguito corsi di formazione in copywriting, social media management, management dell’enogastronomia e digital pr. Al momento mi occupo di progetti di comunicazione come copywriter e content editor.
Perché? Perché sono affascinata dalla forza delle parole, perché prima di scattare una foto penso a come si potrebbe chiamare e perché l’italiano è una lingua bellissima.
Mi hai detto che ti interessi di Enogastronomia, qual è lo stato attuale della comunicazione del settore ?
Oggi tutti parlano di cibo, tutti scattano una foto al piatto prima di gustarlo, tanto che l’hashtag #food è tra i più utilizzati su Instagram.
Il perché è nell’affinità tra il mondo del cibo e quello dei social: entrambi sono occasione di condivisione, favoriscono lo scambio di racconti ed emozioni e possono unire persone sotto molti aspetti diverse.
Saper comunicare il cibo, però, significa saper trasmettere emozioni e valori legati al territorio, alla cultura, alla tradizione, alla storia dei produttori.
Se parliamo di valorizzazione del territorio che passa anche dall’enogastronomia c’è ancora tantissimo da fare e l’Italia, con tutte le sue tipicità regionali e locali, ha veramente tanto da dire in materia.
Che consigli daresti ad un imprenditore del settore Hospitality che volesse migliorare il suo approccio al Marketing?
Direi di lavorare sulla propria unicità e rendersi riconoscibile, il che significa puntare su una caratteristica che differenzia la struttura dai competitor e affidarsi ai professionisti per elaborare una strategia di comunicazione che possa rendere al meglio l’unicità e la riconoscibilità del brand. Poi, un settore che ha l’ospitalità come core business deve saper coccolare gli ospiti e avere sempre presente che chi acquista una vacanza non acquista più vitto e alloggio, ma si aspetta di fare una bella esperienza.
La forza di questo cambiamento di paradigma determina da un lato la necessità di un maggiore impegno da parte dell’imprenditore turistico nel proporre la migliore offerta, dall’altro un grande vantaggio per lo stesso, perché se il cliente apprezza l’esperienza vissuta, avrà una gran voglia di raccontarla e condividerla sui social; se in questo racconto la struttura turistica gioca il ruolo di “alleato”, ha vinto!
Il premio è il rafforzamento della brand reputation e un’ottima pubblicità a costo zero.
Che suggerimenti daresti a chi volesse intraprendere la carriera nel settore della comunicazione e/o ha iniziato da poco?
Innanzitutto suggerisco di sceglierla solo se si hanno due caratteristiche:
1. tanta curiosità, perché la comunicazione, pur se con dei fondamentali immutabili, è in continua evoluzione e bisogna stare necessariamente al passo, anzi, avanti, se si vuole essere competitivi;
2. una profonda propensione alle relazioni interpersonali, perché confrontarsi con i professionisti del settore, studiare le best practice e fare rete è la chiave del successo in questo settore.
Ritengo, inoltre, che specializzarsi in un ambito e diventare veramente bravi in quello, paghi più che essere uno dei tanti che fa di tutto un po’. Infine, fare tanta gavetta, ma dare un valore al proprio tempo e alle proprie competenze: non si può essere “strategist” e “specialist” appena usciti dall’università, ma neanche stagisti a vita.
Il libro/articolo/sito/film che più ti ha influenzato come professionista?
Potrà sembrare strano, ma se penso a come ci sono arrivata, la prima immagine che mi appare è il libro con cui la maestra Isa mi ha insegnato italiano alla scuola primaria (che ai miei tempi si chiamava elementare). Con quel libro ho imparato a giocare con le parole, da allora non ho mai smesso di “giocare” e ho voluto che le parole diventassero la mia professione.
Nel 2017 enogastronomico, Social o Blog?
Entrambi, perché non possono essere strumenti sostitutivi, bensì complementari. Il blog per trasmettere contenuti emozionali con lo storytelling e per fare content marketing; i social per condividere, farsi conoscere e avere un contatto diretto con i clienti, ma prima ancora per ascoltare i pubblici di riferimento e intercettarne i bisogni.
Carbonara con o senza cipolla?
Senza. Sapete che vi dico? La vado a preparare! Favorite?