Una città intermittente

turismo

Ripropongo in versione digitale del mio articolo “Una città intermittente” scritto per il N#0 2025 del progetto “QUI IO ABITO” di Collateral APS

Vieste, la “regina del turismo pugliese”, è da molti anni il comune che registra il maggior numero di presenze turistiche di tutta la regione.

Secondo i dati ufficiali, a fronte di circa 13.000 residenti, offre quasi 48.000 posti letto destinati a finalità turistiche, distribuiti tra villaggi, campeggi, hotel, B&B, case vacanza e locazioni turistiche (il cui numero, solo recentemente censito, continua a crescere di anno in anno).Se ha suscitato scalpore il raggiungimento di un rapporto 1:1 tra residenti e posti letto a Venezia, a Vieste la situazione è ancora più delicata, sfiorando i 4 posti letto per ogni abitante. Questo dato, già di per sé eloquente, non considera né l’ospitalità “non ufficiale” né le numerose “seconde case” utilizzate esclusivamente durante la stagione estiva o gli alloggi utilizzati dai lavoratori stagionali.Inoltre, c’è da considerare che una parte dei 13.000 residenti registrati all’anagrafe non vive stabilmente a Vieste, come gli studenti universitari che trascorrono gran parte dell’anno fuori città o i proprietari di immobili che mantengono la residenza per ragioni fiscali ma risiedono altrove. Tutto ciò amplifica ulteriormente la sproporzione tra chi vive Vieste tutto l’anno e chi la popola solo durante l’estate.

Nei quattro mesi estivi (da giugno a settembre) Vieste registra oltre il 90% delle presenze turistiche totali annuali (circa il 70% concentrate a luglio e ad agosto), rivelando una dipendenza strutturale del modello turistico attuale dai picchi stagionali.

Se da un lato questi numeri mostrano come il turismo pervada l’economia locale, dall’altro evidenziano un fenomeno che incide profondamente sulla vita quotidiana della comunità.

Durante l’estate, la pressione sui servizi pubblici, sulle infrastrutture e sulla vivibilità urbana raggiunge livelli critici, influenzando non solo la vita degli abitanti, ma anche l’esperienza dei visitatori.

Al contrario, nei rimanenti mesi, la città si svuota. Il livello di servizi e di opportunità lavorative si riduce drasticamente, rendendo difficile immaginare prospettive di sviluppo al di fuori della stagione turistica.

Il paradosso del problema abitativo

Nonostante l’enorme quantità di immobili, molti dei quali vuoti o occupati solo per pochi giorni all’anno, il problema abitativo resta pressante.

La parte di popolazione che non ha avuto la possibilità di investire nel settore turistico si ritrova, proprio per le caratteristiche di questo modello turistico fortemente stagionalizzato, a svolgere lavori precari e stagionali, con difficoltà ad accedere a mutui o a contratti di affitto a lungo termine.

A complicare ulteriormente la situazione è la diffusione degli affitti brevi, che da un lato ha rappresentato un’opportunità di autoimpiego per molti, migliorandone la condizione economica, dall’altro ha reso ancora più difficile trovare abitazioni in affitto a lungo termine.

Nei quartieri storici, molte proprietà vengono acquistate non solo dagli abitanti che intendono risiedere o avviare attività imprenditoriali e familiari, ma anche da investitori esterni non legati al territorio, che vedono nel settore immobiliare un’opportunità di investimento guidata più dall’aspetto fiscale che da reali esigenze abitative o imprenditoriali.

Nel frattempo, si continuano a costruire nuovi palazzi e sopraelevazioni che spesso sacrificano in modo irreversibile l’autenticità del luogo, finendo per essere acquistati come seconde case o destinati alla micro ricettività turistica, contribuendo a trasformare la città in una realtà sempre più orientata ai flussi stagionali.

La necessità di un modello sostenibile

Alla luce di questi elementi appare evidente che, anche a Vieste come in altre destinazioni, bisogna trattare il turismo come un fenomeno complesso e non soltanto come una fonte di ricchezza a cui attingere a qualsiasi costo.

Un turismo così concentrato nei mesi estivi rischia di alimentare un circolo vizioso, che non risolve gli atavici problemi di emigrazione, disagio sociale e fenomeni criminali, erodendo ulteriormente le già modeste prospettive di crescita e benessere per gli abitanti.

Occorre, da parte di tutta la comunità, una visione strategica che sappia bilanciare i benefici economici, l’equilibrio sociale e la tutela ambientale, proteggendo al contempo l’autenticità di Vieste e migliorando la qualità della vita dei suoi abitanti in ogni stagione dell’anno.

La sfida per il futuro è costruire un modello di sviluppo che non funzioni “a intermittenza”, ma che mantenga vivo il tessuto sociale ed economico oltre i mesi estivi.

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