Ripropongo in versione digitale del mio articolo “Una città intermittente” scritto per il N#0 2025 del progetto “QUI IO ABITO” di Collateral APS
Vieste, la “regina del turismo pugliese”, è da molti anni il comune che registra il maggior numero di presenze turistiche di tutta la regione.
Nei quattro mesi estivi (da giugno a settembre) Vieste registra oltre il 90% delle presenze turistiche totali annuali (circa il 70% concentrate a luglio e ad agosto), rivelando una dipendenza strutturale del modello turistico attuale dai picchi stagionali.
Se da un lato questi numeri mostrano come il turismo pervada l’economia locale, dall’altro evidenziano un fenomeno che incide profondamente sulla vita quotidiana della comunità.
Durante l’estate, la pressione sui servizi pubblici, sulle infrastrutture e sulla vivibilità urbana raggiunge livelli critici, influenzando non solo la vita degli abitanti, ma anche l’esperienza dei visitatori.
Al contrario, nei rimanenti mesi, la città si svuota. Il livello di servizi e di opportunità lavorative si riduce drasticamente, rendendo difficile immaginare prospettive di sviluppo al di fuori della stagione turistica.
Il paradosso del problema abitativo
Nonostante l’enorme quantità di immobili, molti dei quali vuoti o occupati solo per pochi giorni all’anno, il problema abitativo resta pressante.
La parte di popolazione che non ha avuto la possibilità di investire nel settore turistico si ritrova, proprio per le caratteristiche di questo modello turistico fortemente stagionalizzato, a svolgere lavori precari e stagionali, con difficoltà ad accedere a mutui o a contratti di affitto a lungo termine.
A complicare ulteriormente la situazione è la diffusione degli affitti brevi, che da un lato ha rappresentato un’opportunità di autoimpiego per molti, migliorandone la condizione economica, dall’altro ha reso ancora più difficile trovare abitazioni in affitto a lungo termine.
Nei quartieri storici, molte proprietà vengono acquistate non solo dagli abitanti che intendono risiedere o avviare attività imprenditoriali e familiari, ma anche da investitori esterni non legati al territorio, che vedono nel settore immobiliare un’opportunità di investimento guidata più dall’aspetto fiscale che da reali esigenze abitative o imprenditoriali.
Nel frattempo, si continuano a costruire nuovi palazzi e sopraelevazioni che spesso sacrificano in modo irreversibile l’autenticità del luogo, finendo per essere acquistati come seconde case o destinati alla micro ricettività turistica, contribuendo a trasformare la città in una realtà sempre più orientata ai flussi stagionali.
La necessità di un modello sostenibile
Alla luce di questi elementi appare evidente che, anche a Vieste come in altre destinazioni, bisogna trattare il turismo come un fenomeno complesso e non soltanto come una fonte di ricchezza a cui attingere a qualsiasi costo.
Un turismo così concentrato nei mesi estivi rischia di alimentare un circolo vizioso, che non risolve gli atavici problemi di emigrazione, disagio sociale e fenomeni criminali, erodendo ulteriormente le già modeste prospettive di crescita e benessere per gli abitanti.
Occorre, da parte di tutta la comunità, una visione strategica che sappia bilanciare i benefici economici, l’equilibrio sociale e la tutela ambientale, proteggendo al contempo l’autenticità di Vieste e migliorando la qualità della vita dei suoi abitanti in ogni stagione dell’anno.
La sfida per il futuro è costruire un modello di sviluppo che non funzioni “a intermittenza”, ma che mantenga vivo il tessuto sociale ed economico oltre i mesi estivi.