Sole, mare e stereotipi…il sud Italia tra problemi e AirBnB

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Negli ultimi anni il turismo in alcune città del Sud Italia ha subito una trasformazione notevole anche grazie al diffondersi di bed & breakfast e case vacanza, che hanno contribuito a rendere queste destinazioni più accessibili e attrattive per un pubblico variegato. Questa evoluzione ha portato con sé indubbie opportunità, come la riqualificazione dei quartieri storici, spesso purtroppo in balia della malavita, offrendo al contempo un rinnovato slancio all’economia locale attraverso la creazione di nuove possibilità di occupazione.

Tuttavia, accanto a questi benefici, emergono in maniera evidente problemi di non facile gestione, come l’incremento dei prezzi degli affitti per i residenti, l’alterazione dell’equilibrio sociale, il sovraffollamento, oltre a una perdita di autenticità con una progressiva “disneyficazione” dei centri storici sempre più simili a parchi a tema votati al turismo di massa.
Un’analisi di questo forte impatto sui territori però non può fermarsi alla superficie, ma deve necessariamente affrontare le radici profonde del problema che nel sud Italia si manifesta in maniera particolarmente feroce.

I salari troppo bassi per sostenere gli affitti, l’impossibilità di acquistare un immobile per le difficoltà di accesso al credito a causa del precariato nel lavoro, l’inadeguatezza delle infrastrutture nel far fronte a ingenti flussi turistici… non sono “colpa del turismo” ma il risultato di decenni di abbandono e politiche che hanno visto i territori meridionali relegati a una marginalità non solo geografica ma anche economica e sociale.
Una fitta rete di clientele e incompetenza ha troppo spesso intercettato le già poche risorse statali ed europee, destinate a stimolare lo sviluppo e l’innovazione, alimentando cicli viziosi di dipendenza e stagnazione, corruzione e miseria.

Il turismo, quindi, sembra emergere in questo contesto quasi come un’ancora di salvezza, unica alternativa all’emigrazione, uno specchio delle contraddizioni di un sistema che si nutre dei propri fallimenti.
La riconversione delle città per soddisfare le esigenze del turismo di massa non è la causa ma un sintomo di una malattia più profonda, che vede nelle sue manifestazioni più eclatanti, le espressioni di un disagio strutturale. Chi ha disponibilità economica apre una rosticceria o un B&B, chi non può finisce per lavorarci.
Come non accontentare chi vuol godere, almeno una volta nella vita, di una pizza con vista sul Vesuvio, di un piatto di orecchiette a Bari vecchia.
I turisti vogliono sole, mare, pizza e stereotipi…il problema non è tanto nel voler (s)vendere queste risorse, ma nel fatto che queste sembrano le uniche rimaste.

Come cantava Pino Daniele nel 1979

chi tene ‘o mare
‘o sape ca è fesso e cuntento
chi tene ‘o mare ‘o ssaje
nun tene niente…

Chi ha il mare è felice ma stupido, chi ha il mare, sai, non ha niente.

Sarà il tempo a dirci se il turismo porterà benefici duraturi alle città del Sud Italia, se parte delle ricchezze generate verranno investite nel miglioramento delle infrastrutture e dei servizi a vantaggio sia dei turisti che dei residenti, o se, al contrario, le comunità locali emergeranno indebolite, soffocate dal peso di una gestione inadeguata e di pratiche imprenditoriali predatorie.

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2 Commenti. Nuovo commento

  • Leonardo Pagano
    aprile 4, 2024 7:00 am

    Io credo che per prima cosa bisogna prendere consapevolezza di questo problema e trasformarlo in un opportunità di crescita del territorio.
    La soluzione sta nel riuscire a canalizzare le risorse create dal turismo nel miglioramento della vita dei cittadini.
    I problemi, come scrive il Prof. Roberto Poli non sono complicati ma complessi.
    Gestire la complessità vuol dire provare a cercare soluzioni tollerando gli errori che fanno parte del processo di miglioramento di un territorio.
    Nessuno ha la formula magica, dobbiamo però avere il coraggio di parlare di come il turismo stia modificando usi e costumi e proporre nuove soluzioni che non saranno mai definitive.

  • Diego Romano
    aprile 4, 2024 3:26 pm

    Sono assolutamente d’accordo, la chiave di lettura è proprio quella di cercare una crescita territoriale che comporti un miglioramento della vita dei cittadini.

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